
Il termine cannibalismo viene anche impiegato per estensione, in zoologia per indicare l'atto di mangiare membri della propria specie.Sono diverse le ragioni che spingono alcuni esseri viventi a nutrirsi di individui dello stesso genere: la scarsezza o la cattiva qualità del polline per le api, comporta il sacrificio delle ultime covate che vengono cannibalizzate allo scopo di riutilizzare proteine fresche a favore delle covate precedenti. tra i leoni c'e' l'abitudine di uccidere e divorare i cuccioli di un maschio dominante da parte di altri maschi per appropriarsi delle femmine le quali, dopo aver perso la cucciolata, per un fatto fisiologico ritornano in stato di calore e il maschio da riproduzione salva alla fine il proprio codice genetico a discapito del rivale in amore.Un altra controversa realtà è quella del criceto domestico: chi non ha mai avuto in casa la fatidica gabbietta con il famoso roditore per l'educazione e la gioia dei bambini? l'esperienza rischia di diventare drammatica se due elementi in cattività decidono di accoppiarsi tra di loro: per un forte istinto primordiale, appena consumato l'atto sessuale uno dei due aggredisce l'altro e lo cannibalizza, come del resto farebbe la madre coi cuccioli se non prontamente separati dopo lo svezzamento; sembrerebbero comportamenti ancestrali ancora presenti nel codice genetico dell'animaletto, legati forse alla condivisione dello spazio vitale: ricordiamo il piccolo roditore essere solito nascondere il cibo anche se da solo nella minuscola gabbia il che ha decisamente un senso di ancestrale autonomia, nonostante appunto la domesticità.
La mantide religiosa riceve addirittura in dono una preda dal maschio da mangiucchiare durante l'accoppiamento per dare a lui il tempo di fuggire subito dopo l'amplesso, quando cioè rischierebbe di essere egli stesso divorato dalla propria compagna.

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